Gamindo, come coniugare gaming e sensibilità sociale

10 Set, 2021 | Focus Italia

La nuova frontiera degli advergame: l’utente dona in beneficenza mentre gioca e si diverte. E lo fa senza spendere

La beneficenza diventa un gioco. Nello specifico, un videogioco. È questa l’idea che anima Gamindo, piattaforma che permette alle persone di donare giocando agli advergame. Gli advergame sono videogiochi brandizzati sviluppati dalle aziende per promuoversi. Perché quindi non usarli per supportare enti del Terzo Settore e raccogliere donazioni per progetti a impatto sociale, trasformandoli in un nuovo strumento a disposizione delle imprese? È quello che ha pensato Nicolò Santin, laureato in economia e gestione aziendale che, insieme a Matteo Albrizio, laurea in ingegneria aerospaziale, ha fondato Gamindo e guida ora il gruppo di under 30 che sviluppa i suoi giochi.

Fondatori Gamindo

Da sinistra: Nicolò Santin e Matteo Albrizio di Gamindo

Qual è il meccanismo alla base di Gamindo?

«In Gamindo ci occupiamo di sviluppare videogiochi brandizzati per le aziende che si vogliono promuovere in modo coinvolgente – racconta Santin. «I giochi possono essere distribuiti sui canali dell’azienda, come social/sito/store, o tramite la nostra app proprietaria Gamindo, scaricabile gratuitamente da Google Play e Apple Store.»

Ma esattamente come funziona? Le aziende commissionano alla startup un videogioco e fissano un budget da donare in beneficenza. «Lo sviluppo del gioco è la nostra fonte di guadagno, che ci permette di garantire la sostenibilità economica della piattaforma. Il budget stanziato per la donazione da parte dell’azienda viene poi diviso in gemme, distribuite agli utenti che giocano al termine di ogni loro partita in base al punteggio fatto. Gli stessi utenti scelgono poi gli enti a cui donare le gemme che hanno raccolto giocando. Il budget per la donazione viene quindi interamente devoluto in beneficenza.»

Insomma, in Gamindo vincono tutti? «Le persone donano senza spendere e divertendosi, le aziende si promuovono in modo coinvolgente e dimostrano un certo tipo di responsabilità sociale d’impresa, gli enti non profit sensibilizzano alla causa e raccolgono fondi. Win-win-win.» sottolinea Santin.

Com’è nata l’idea?

La molla che ha fatto nascere l’idea a Nicolò Santin è stato il successo planetario Gangnam Style «Ricordo di aver letto un articolo in cui si diceva che l’artista PSY aveva guadagnato moltissimo per gli introiti pubblicitari su YouTube, dopo il primo miliardo di visualizzazioni della canzone. Ho così pensato di creare un video e convincere le persone a guardarlo, per poi donare i diritti pagati da YouTube in beneficenza. Far guardare un video però non è semplice. Far divertire le persone, con un videogioco, lo è molto di più.»

La passione per i videogiochi e l’interesse per gli advergame hanno completato l’equazione. «Quando all’esame di marketing nel 2017 ho scoperto gli advergame ho pensato che fossero il mezzo ideale per far donare le persone senza spendere. Da lì, ho scritto la mia tesi di laurea proprio su questo argomento. Ero talmente motivato e curioso che ho finito per scrivere 700 pagine, raccogliendo 2.500 questionari grazie ai miei cuginetti che si sono messi una t-shirt in spiaggia con scritto “Se compili un questionario, ti regaliamo un sorriso”.»

È stata la tesi di Santin ad appassionare Matteo Albrizio tanto da fargli lasciare il lavoro per dedicarsi al progetto Gamindo. La società così parte. E partono anche i riconoscimenti: il Premio Nazionale Innovazione in Senato Italiano, il Seal of Excellence della Commissione Europea, il percorso di accelerazione in Silicon Valley presso la società specializzata Plug and Play, l’inserimento di Santin e Albrizio tra i top 100 Forbes Italia under 30 del 2020.

Gaming e beneficenza: cosa li unisce?

L’abbinata gaming/beneficenza può inizialmente lasciar spiazzati ma per Santin si tratta di due mondi più vicini di quanto si pensi e che hanno da dirsi molto. «Gaming e beneficenza, direi anche gaming e CSR, sono due mondi all’apparenza distanti ma che, secondo noi, possono essere uniti e possono soprattutto creare delle sinergie in un gioco dove 1+1=3. Mi spiego meglio. Le aziende hanno sempre maggiore difficoltà a parlare con il loro pubblico di riferimento. Si tratta di persone che sono distratte ogni secondo da tantissimi messaggi e che sono interessate a cogliere e ascoltare solo i contenuti capaci di coinvolgerli e dar valore al loro tempo.»

«Dall’altra parte c’è il mondo del gaming: è un mercato in crescita esponenziale, dai numeri altissimi. Oggi siamo 2,7 miliardi di gamers e nel 2023 supereremo la soglia dei 3 miliardi. Il dato interessante è l’età media: 34 anni. Insomma, persone di tutte le età. Crediamo che proprio il gaming possa essere il mezzo per far comunicare le aziende con le persone, permettendo alle prime di far attività ad impatto e alle seconde di divertirsi e fare del bene.»

Dai puzzle game ai giochi di piattaforma, tutto per il bene della causa

I giochi sviluppati dal team Gamindo sono di varie tipologie: nella sua piattaforma si trovano il classico snake, i puzzle, i platform games, sparabolle, memory, endless runner e altro ancora. Spesso il tema del gioco e la causa sociale sono strettamente legati. «Un progetto a cui sono particolarmente legato è quello di Lavazza – racconta Santin. «Per il lancio del documentario Coffee Defenders, disponibile su Amazon Prime Video e realizzato dalla Fondazione Lavazza, abbiamo creato un videogioco attraverso il quale si dona a iniziative legate al caffè e alla sostenibilità in Colombia.» Oppure c’è il progetto curato per Discovery Channel e il programma TV Undercut su DMAX, che parla delle squadre di boscaioli impegnate a recuperare la zona colpita nel 2018 dalla Tempesta Vaia: l’ente scelto per questo videogioco è stato il Trentino Tree Agreement, che contribuisce alla ricostruzione dei boschi trentini.

E l’accoglienza?

Ma come è stata accolta dalle aziende, dalle realtà non profit e dai giocatori la proposta di Gamindo? «Per le aziende è stato sicuramente uno strumento innovativo per raggiungere il loro pubblico, dimostrando al tempo stesso attenzione alle cause sociali, e per gli enti non profit una soluzione per raccogliere fondi ma soprattutto sensibilizzare le persone riguardo determinate tematiche. I giocatori hanno apprezzato molto i nostri giochi perché, mentre ci si diverte, si può fare del bene e aiutare qualcun altro, anche dall’altra parte del mondo. Gamindo è un’altra dimostrazione che i videogiochi sono un’opportunità e non una minaccia, come molti sostengono.»

Micol Burighel

 

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