Barry Silverstein

Tutti quei mobili fai-da-te venduti nel mondo da IKEA – di cui la maggior parte in legno – devono arrivare da qualche parte. IKEA, in altre parole, è probabilmente il più grande utente globale di legname, con un consumo annuo stimato dell’1{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} della disponibilità globale, che serve a tenere gli oltre 300 negozi pieni di prodotti convenienti, secondo il quotidiano britannico Daily Mail.

L’azienda svedese è consapevole del proprio consumo massiccio di legname; anzi, si sta muovendo per correre ai ripari. Nel gennaio 2012, ad esempio, IKEA avviò l’utilizzo di pallet in cartone ondulato anziché pallet in legno. Nel Report di Sostenibilità 2012, il Chief Sustainability Officer Steve Howard dice che lKEA “si procura il legame da fonti sostenibili di lungo termine” e utilizza legno con la marca Forest Stewardship Council (FSC), una certificazione che promuove il miglioramento della gestione delle foreste: “tutto il nostro legame si procura da fornitori che rispettano i nostri standard forestali e nell’esercizio 2012 il 22,6 per cento proveniva da foreste certificate dal FSC“.

In qualità di maggiore venditore di mobili al mondo, IKEA assume un massiccio impegno per la sostenibilità grazie alla propria strategia “People and Planet Positiveannunciata nell’ottobre scorso. L’obiettivo dichiarato: IKEA intende coprire il 70{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} del proprio fabbisogno energetico con fonti rinnovabili entro il 2015, supportato da parchi eolici in sei Paesi europei i quali, complessivamente, hanno generato 152 gigawatt/ora nel 2011, pari a circa il 12{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} del fabbisogno dei propri negozi e centri logistici.

IKEA si interessa anche all’energia solare: nell’ottobre 2010 portò a termine il suo primo progetto solare a Tempe, nell’Arizona e oggi intende installare pannelli solari sulle coperture dell’85 per cento dei negozi e centri logistici negli Usa, secondo GreenBiz.com. Inoltre, le sedi statunitensi stanno installando stazioni di ricarica per veicoli elettrici.

La visione del futuro di Steve Howard va ben oltre il legname sostenibile e la conservazione dell’energia.

Nel 2020” scrive Howard, “sempre più clienti verranno nei nostri negozi utilizzando i trasporti pubblici o forse grazie a un car sharing IKEA. Se possibile, potranno utilizzare un veicolo elettrico a energia solare per la consegna a casa, o noleggiare un furgone elettrico dall’autorimessa. Sapranno che tutte le nostre materie prime sono riciclate o provengono da fonti rinnovabili e che il 100 per cento dell’energia consumata viene da fonti rinnovabili. Offriremo una gamma maggiore di prodotti semplici e convenienti per la gestione e la produzione dell’energia domestica, la differenziazione e la riduzione dei rifiuti, fino all’utilizzo dell’acqua senza sprechi”.

La sensibilità del numero 28 nella classifica dei migliori brand globali si estende anche ai temi sociali. Tramite la propria fondazione, IKEA ha recentemente completato il ridisegno di un rifugio per profughi. Rispetto ai rifugi tradizionali in tela, con una vita di soli sei mesi, il prototipo IKEA è fatto di pannelli in polimeri leggeri con l’isolamento termico su una struttura in acciaio, e ha una vita utile di tre anni. Sono in fase di produzione 50 rifugi pilota che verranno collaudati in Etiopia, Iraq e Libano.

A quanto pare, anche il fondatore di IKEA, l’ottantenne Ingvar Kamprad (l’ “IK” di IKEA) ha scoperto una propria coscienza sociale. Il miliardario dei mobili andò via dalla Svezia circa 40 anni fa, per sfuggire alle pesanti tasse nazionali. Dopo un’assenza di decenni e la scomparsa della moglie, ora – secondo Bloomberg – intende tornare, per essere vicino alla famiglia e agli amici. Sicuramente la Svezia (e l’agenzia delle imposte) lo aspetteranno a braccia aperte…

http://www.brandchannel.com/home/post/2013/07/15/IKEA-Sustainability-071513.aspx