OGGI MI VEDO UN PAIO DI QUARANTINE STORIES

Apr 4, 2020

Come è il presente visto ormai solo attraverso il nostro schermo, chiusi in casa per la pandemia e intrappolati sui social e dentro l’interminabile sequela di call via Zoom, o Skype, o Team, o Cedex, o qualunque altro strumento di conference che abbiamo imparato a usare in un batter d’occhio? Qualcuno prova a descriverlo.

È il caso delle “Quarantine Stories”, piattaforma creata dallo studio olandese Rndr, in cui tutti sono esplicitamente invitati a raccontare ciò che vedono dalla propria finestra, allegando – è un obbligo – una foto.

C’è chi pone lo sguardo sul lavoro svolto in queste condizioni di emergenza, come la critica Alice Rawsthorn, celeberrima firma del New York Times, che ha promosso una serie tematica di post che programmaticamente si intitola “Design in Pandemic”. Il progetto intende collezionare e presentare i progetti di design più creativi e utili nati in questo periodo di emergenza.

Una proposta simile arriva anche dallo studio di grafica milanese Carosello Lab, che sotto la sigla DAC (“Designers Against Coronavirus”) sta creando un archivio digitale in cui raccoglie le proposte dei creativi che rispondono all’emergenza sanitaria in corso.

Qualcuno sceglie una strada tematica. Il brand brasiliano Etel, per esempio, ripropone le proprie realizzazioni focalizzandosi sui designer donna che ne hanno fortemente caratterizzato la produzione nel corso del tempo: non solo la fondatrice Etel Carmona, ma anche Moreira Salles, Lina Bardi, Patricia Urquiola, Lia Sequiera.

C’è poi chi guarda con decisione al passato, ma con una chiave progettuale di attualità: il passato è l’identità da comprendere, capire, se necessario combattere, sulla quale costruire il nostro difficile presente. La Thonet di Vienna, al proposito, programma una serie di approfondimenti tematici. La prima puntata, appena annunciata, si sofferma sulla Cassa di Risparmio Postale (Postsparkasse) di Vienna, progettata da Otto Wagner nel 1905. Wagner in quell’occasione, progettò anche una serie di sedute, ognuna diversa a seconda del livello gerarchico del destinatario. E noi, chiusi a lavorare in casa, siamo tutti comodi in maniera uguale?