di Martina Pugno

Un Master sulla comunicazione del turismo sostenibile: da dove nasce l’esigenza di questa specificazione?

La parola “sostenibilità” oggi rischia di essere un luogo comune del quale si abusa e che, in questo modo, perde significato. E’ un termine generico che si riferisce sempre meno a pratiche concrete. Le competenze che il Master, rivolto a tutti i profili del settore turistico, punta a sviluppare non sono solo legate alla comunicazione intesa nel senso generico di “divulgazione”. La comunicazione del turismo sostenibile si riferisce a pratiche reali e concrete di sviluppo. L’obiettivo è quello di formare figure professionali in grado di mettere in atto progettualità e competenze contrattuali: comunicare il turismo sostenibile significa saper fare sforzi progettuali, individuare realtà e contesti, mettere in atto ipotesi specifiche, contrattare con i soggetti coinvolti, che possono avere esigenze e progetti diversi tra loro o del tutto divergenti. Occorre saper creare una sinergia tra tutte queste realtà.

Quali sono le skill che è necessario sviluppare per una corretta comunicazione del turismo sostenibile?

Si tratta di competenze che dovrebbero essere in parte comuni a tutti gli operatori del settore turistico, in parte specifiche a seconda delle singole professionalità. La promozione e lo sviluppo di forme di turismo sostenibile richiedono competenze comunicativa, ma anche progettuali e negoziali: quest’ultime sono fondamentali per poter affrontare con successo i complessi processi di contrattazione di un modello comune tra tutti i soggetti coinvolti. Al di là dello slogan, comunicare turismo sostenibile significa creare percorsi, andando oltre la semplice divulgazione. Si tratta di comunicare per sviluppare.

Qual è  lo stato dell’arte del turismo sostenibile in Italia? Siamo al passo con il resto d’Europa, o comunque stiamo andando verso tale direzione?

I passi da fare sono ancora tanti, basti pensare che quella che formiamo è una figura che oserei definire del tutto nuova. Ma sono proprio i turisti del resto d’Europa a spingerci verso questa direzione: c’è molta richiesta da parte di una maggiore attenzione nei confronti della sostenibilità in ambito turistico. Consiglio, per avere un’idea più chiara a tal proposito, di consultare il sito web www.cantforget.it, dove sono riportate le reazioni dei turisti stranieri in visita in Italia. Questa domanda può essere letta in due modi: negativamente, prendendo atto della mancanza di soddisfazione di questo tipo di richieste da parte dei turisti, oppure positivamente, vedendola come uno stimolo ad adeguare l’offerta.

I turisti italiani sono altrettanto attenti a queste tematiche?

In questi anni si sta verificando una crescita della richiesta anche italiana, soprattutto da parte della della fascia più giovane della popolazione.

L’Italia si sta muovendo in modo concreto per rispondere alle richieste e per creare  un sistema condiviso di turismo sostenibile?

Aree come la Basilicata, quasi negletta, stanno facendo molto, si rilanciano facendo leva su modelli di turismo non convenzionale ma sostenibile. In Puglia mi è stato detto: “abbiamo l’oro ma non sappiamo di averlo”. Ed è proprio così: le regioni meridionali, in particolare, possono venire rilanciate sfruttando le enormi potenzialità territoriali e, lentamente, stanno iniziando a farlo.


Quali sono i principali ostacoli nella realizzazione di forme di turismo sostenibile con le quali anche gli operatori adeguatamente formati devono fare i conti?

L’ostacolo più diffuso, al momento, è la mancanza di competenze e di capacità progettuale, sulle quali serve una maggiore formazione. Manca la capacità di fare sistema e lavorare in sinergia individuando percorsi comuni. Le difficoltà non riguardano l’assenza di fondi, non è un problema legato alla crisi o alla scarsità di fondi: non si tratta di mettere in atto interventi che richiedano grandi investimenti. L’aspetto più importante è la capacità progettuale, che però spesso manca.

Quali sono gli interlocutori più difficili da coinvolgere?

Di solito le amministrazioni locali, che tendono alla sclerotizzazione sugli usi e le abitudini già esistenti. Devo riconoscere che, però, negli ultimi anni stanno iniziando a rispondere positivamente, mostrandosi meno propense a perdere anche questo treno. Anche perché la capacità di fare sistema e creare offerte di turismo sostenibile è un polmone che può dare nuovo ossigeno ai territorio, in grado di produrre attrattività ed occupazione. Sono molto più ricettivi gli operatori, i comunicatori, gli sviluppatori che lavorano alla tecnologia che rende possibile, a costi contenuti, il rilancio del sistema turistico secondo un’ottica di sostenibilità. Con tutte le dovute cautele, sento di poter essere ottimista, qualcosa si sta muovendo.