di Sergio Vazzoler

Come cambierebbero una città, una regione, un Paese se i cittadini acquisissero un ruolo attivo nelle decisioni sulle grandi opere che li riguardano? Che ne sarebbe del cosiddetto ‘effetto nimby’, che in ogni parte del mondo suscita atteggiamenti ostili nei confronti di interventi di interesse pubblico che hanno, o si teme possano avere, effetti negativi sui territori in cui verranno realizzati?
In Italia questo tipo di riflessione è in ritardo, ma qualcosa sta cambiando: nell’agosto 2013 in Toscana è stata varata la nuova legge regionale sulla partecipazione che per la prima volta prevede l’obbligatorietà dell’istituto del Dibattito Pubblico per le opere d’importo superiore ai 50 milioni di Euro, mentre a livello nazionale il Ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, ha recentemente proposto al Consiglio dei Ministri d’introdurre lo strumento del Dibattito Pubblico per le opere del Paese. Finalmente, quindi, si stanno muovendo i primi passi per cercare d’introdurre e sperimentare forme e modalità innovative di partecipazione dei cittadini ai processi di costruzione delle politiche pubbliche e delle scelte collettive.

Accanto a questi interventi legislativi, occorre che gli esperti di relazioni pubbliche siano preparati al cambiamento culturale e metodologico che lo strumento del débat public richiede. Per questa ragione, nell’ambito delle attività Ferpi (Federazione Relazioni Pubbliche Italiana) di cui sono socio, ho presentato un progetto nazionale per lavorare con le delegazioni territoriali sulla questione “Infrastrutture & Condivisione: il ruolo delle Rp nei processi inclusivi per la realizzazione di grandi opere infrastrutturali ad impatto ambientale”.

Il progetto verrà presentato il prossimo 7 novembre all’interno di Ecomondo, la fiera internazionale del recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo Sostenibile, in programma a Rimini dal 6 al 9 novembre: il contesto sarà la prima assemblea nazionale di FIMA (Federazione Italiana Media Ambientali, nata lo scorso aprile per promuovere e migliorare la comunicazione ambientale). La proposta è di aprire il dibattito su questi temi, creando nel tempo le condizioni per un confronto stabile tra FIMA e Ferpi a livello locale e nazionale per giungere, insieme, alla creazione delle migliori condizioni perché i cittadini possano partecipare alle scelte. Saranno necessarie una buona informazione ambientale e la messa a punto di processi condivisi. L’obiettivo è grande e urgente: far si che i cittadini si misurino in maniera consapevole con lo sviluppo del territorio in cui vivono e riescano a sentirsi parte e non vittime di esso.